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Writer's pictureLucia Ceccolini

Come tutti noi

Updated: May 17, 2022




Come tutti noi, avrà spento la sveglia, si sarà alzato, strisciando i piedi per terra, si sarà lavato e vestito. Avrà salutato quelli in casa con lui: la moglie, i figli, forse. Forse con un bacio distratto. Sarà uscito. Avrà visto la stessa faccia stanca della portinaia, la stessa faccia tutte le mattine, e le scale tirate a lucido, e il ficus beniamino che prende la sua porzione immeritata di luce.

“Beh la primavera è arrivata” avrà pensato. Avrà fatto il suo tratto di strada, con il solito mezzo, i soliti pedoni che attraversavano senza guardare, le solite borse che gli pesavano sotto gli occhi.

Forse non avrà pensato al motivo per cui si era alzato quella mattina, a che cosa lo teneva in piedi, un po’ non ci pensiamo tutti, la maggior parte delle mattine. Sarà stata l'inerzia, chissà. Avrà fatto le sue scale senza percepire il rumore dei tacchi di quelle scarpe fatte su misura, senza percepire l'eco dei suoi passi nell'ingresso enorme, fascista. Avrà avuto già il pensiero sulle cose da fare, sulle carte che sulla scrivania lo avrebbero aspettato.

Avrà raggiunto il suo ufficio, come tutti noi, come tutte le mattine, senza musica di sottofondo, senza momenti di gloria, semplicemente come ognuno di noi. Ogni mattina.

Avrà fatto la lista delle cose da fare, incrociandola con l'agenda, e avrà dato uno sguardo fugace alla finestra: sarebbe stata una lunga giornata, piena di faccende da sbrigare. E invece no. D'un tratto passa uno e ti spara. E tu muori.

Non sei pronto, non ci hai pensato prima. Non è stata una mattina particolare, non hai avuto premonizioni, non hai sentito che “nell'aria qualcosa non andava”. Nulla presagiva al fatto che tu un attimo ci sei, dopo non più. Ci sei: annoiato, assonnato, appassionato per il tuo lavoro o totalmente assorbito dalla routine. Ma ci sei. E poi non più, senza che nessuno ti avvisi: “Signore, si prepari perché alle 11.21 spaccate passerà la morte. Non la faccia aspettare, eh, che poi si innervosisce”.


Se lui viveva ogni momento “come se fosse l’ultimo”, io non lo so; l’intensità del bacio dato alla moglie prima di uscire, non la conosco. Nel silenzio del suo cuore, lo avrà saputo lui se era pronto oppure no. C'è chi ha detto: “Vegliate, perché non sapete né il giorno né l'ora”. Io non credo che sia un modo per spaventarci o un rimprovero, per il fatto che viviamo nella dimenticanza di chi la vita ce la dà. O il classico memento mori per metterci paura. Però so che io stamattina la mia mattina non l'ho vissuta come un avvenimento, e quando ho saputo che uno, anzi, tre (quattro?), erano morti così a meno di un chilometro da dove ero comodamente seduta a lavorare e mangiare la mia mela gialla, mi sono svegliata dal torpore con cui probabilmente come tutti, come ogni mattina, mi sveglio, mi alzo, mi vesto ed esco. E ho pensato che anche quella mattina stanca e routinaria, che si prospettava sempre uguale, perché non stavo aspettando niente… beh anche quella mattina era un avvenimento.

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